Avigdor, Enrico

http://dati.cdec.it/lod/shoah/person/IT-CDEC-EACCPF0001-000025 an entity of type: Person

Avigdor, Enrico 
Arbib Gloria, Italiani insieme agli altri. Ebrei nella Resistenza in Piemonte 1943-1945, Zamorani, Torino, 2011 
Archivio CDEC, Fondo antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945, b. 1, fasc. 20 
Giulio Bolaffi, "Partigiani in Val di Susa. I nove diari di Aldo Laghi", a cura di Chiara Colombini, Franco Angeli, Milano, 2014, p. 200 
"Un padre partigiano ribelle. I Diari di Aldo Laghi, comandante della Stellina 1944-45 e i ricordi paralleli della figlia”, a cura di Stella Bolaffi Benuzzi, Melli, Susa 2010 
db antifascisti 
01/03/1922 
antifascista 
partigiano 
salvato 
Rappresentante 
Annarosa Avigdor 
19220301 
Torino 
   
   
Ernesto Avigdor 
   
Levi 
Rosina Levi 
Italiana  italiana 
no 
salvo 
partigiano 
Enrico Avigdor nasce a Torino il primo marzo 1922, figlio di Ernesto e Rosina Levi. Nel 1940 ha i primi contatti con i gruppi clandestini, soprattutto con Giustizia e Libertà, e subisce una prima incarcerazione. Dopo l'8 settembre del 1943 prepara elenchi di volontari e si inserisce nella Banda di Chiaves. Viene ferito al braccio destro nel marzo del 1944; dopo l'esperienza nelle Brigate Garibaldi, Enrico Avigdor milita prima nella IV Divisione Alpina Giustizia e Libertà e poi nella Colonna GL Renzo Giua. Al ritorno da una missione, Enrico viene travolto da una slavina: si salva ma subisce il congelamento. Il 29 gennaio del 1945 viene catturato e tradotto carcere: è condannato a morte dalla Corte Marziale ma il processo non avviene grazie all'aiuto di un amico magistrato, Emilio Germano. Terminata la guerra viene insignito di due Croci al Merito di Guerra e di una Medaglia di Benemerenza per i volontari della II guerra mondiale.  
Enrico Avigdor nasce a Torino il primo marzo 1922, figlio di Ernesto e Rosina Levi. Nel 1940 ha i primi contatti con i gruppi clandestini, soprattutto con Giustizia e Libertà, e subisce una prima incarcerazione. Dopo l'8 settembre del 1943 prepara elenchi di volontari e si inserisce nella Banda di Chiaves. Viene ferito al braccio destro nel marzo del 1944; dopo l'esperienza nelle Brigate Garibaldi, Enrico Avigdor milita prima nella IV Divisione Alpina Giustizia e Libertà e poi nella Colonna GL Renzo Giua. Al ritorno da una missione, Enrico viene travolto da una slavina: si salva ma subisce il congelamento. Il 29 gennaio del 1945 viene catturato e tradotto carcere: è condannato a morte dalla Corte Marziale ma il processo non avviene grazie all'aiuto di un amico magistrato, Emilio Germano. Terminata la guerra viene insignito di due Croci al Merito di Guerra e di una Medaglia di Benemerenza per i volontari della II guerra mondiale. 
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