Anna Rossi
http://dati.cdec.it/lod/shoah/audio/IT-CDEC-AV0001-000200 <https://w3id.org/arco/ontology/context-description/AudioDocumentation>
La registrazione (!) comincia con la dichiarazione dell'intervistata di voler parlare dei fatti relativi al periodo successivo all'8 settembre 1943.
Anna Rossi, dopo l'8 settembre 1943, fuggì da Ferrara dove viveva con la famiglia, composta dai genitori, [Carmen Melli e Mario Rossi], un fratello minore, [Gianfranco], e i due nonni [Giulio Melli e Nelda Ottolenghi] e si rifugiò a Cesenatico. La madre era solita spostarsi da Cesenatico a Ferrara due volte la settimana per aprire il negozio di famiglia. Dopo l'eccidio di Ferrara del 15 novembre 1943 (2) perpetrato dai fascisti, i genitori di Anna decisero di espatriare in Svizzera. Dopo avere raggiunto Gallarate in treno, presero contatti, tramite un amico, con Fernando Torreggiani, antifascista e partigiano, che nascose l'intera famiglia nella propria abitazione a Marchirolo e la accompagnò a Ponte Tresa. Da qui la famiglia s'incamminò per raggiungere il confine divisa in tre gruppi guidati da altrettanti contrabbandieri: Anna e il fratello partirono per primi; li seguirono il padre con la madre e per ultimi i due nonni. Nei pressi del confine, Anna ed il fratello si imbatterono in una pattuglia tedesca che li arrestò. Vennero portati a Varese nel comando tedesco dove Anna venne interrogata e diede informazioni false sulla fuga della famiglia e negò di conoscere i contrabbandieri. In seguito venne trasferita col fratello in un convento di suore a Varese. Verso la metà del dicembre 1943 riuscì a contattare telefonicamente Fernando Torreggiani in cerca di aiuto. Quest'ultimo, accompagnato da un gruppo di partigiani, costrinse la madre superiora a consegnargli Anna ed il fratello e li condusse presso Luino, paese controllato dalla resistenza, dove ritrovarono i genitori ed i nonni. Da qui i partigiani accompagnarono Anna e la famiglia presso il confine svizzero. Le autorità svizzere accettarono la richiesta d'asilo e la famiglia rimase in Svizzera sino al termine della guerra. Il padre fece ritorno in Italia clandestinamente nel maggio del 1945. Il resto della famiglia tornò nel luglio 1945.