Mario Limentani
http://dati.cdec.it/lod/shoah/movingImage/IT-CDEC-AV0001-000063 <https://dati.beniculturali.it/cis/CulturalHeritageObject>
L'intervista a Mario Limentani è stata realizzata il 11/07/1995 a Roma da Marcello Pezzetti, nell'ambito del progetto "Interviste alla storia" (v. scheda relativa).
Mario Limentani nasce a Venezia il 18 Luglio 1923 da Pietro Limentani, cattolico, e Amelia Bassani, ebrea, e ha un fratello più grande. La famiglia vive a Venezia nel ghetto ebraico fino al '37, il padre è ciabattino, la madre casalinga, i figli frequentano la scuola ebraica. Nel 1937 si trasferisce a Roma con i genitori per raggiungere il fratello maggiore, che vive lì con la moglie. Il padre prosegue con il lavoro di calzolaio e ottiene anche un portierato. Con le leggi razziali del '38 Mario perde il diritto a frequentare la scuola pubblica e il padre il lavoro di portineria. Mario inizia a lavorare come ambulante abusivo come il fratello: più volte è arrestato e poi rimesso in libertà. La situazione peggiora dopo l'8 Settembre del '43: ricorda la taglia dell'oro e il lavoro obbligatorio sul Tevere. La mattina del 16 Ottobre '43 Mario con il fratello, tre nipotini e i due genitori riesce a nascondersi ed evitare l'arresto: da quel momento conduce vita clandestina in un magazzino di Via Po insieme ai familiari. E' arrestato Il 27 dicembre alla stazione Termini, portato in camera di sicurezza e interrogato per rivelare dove si nascondono i suoi familiari: rifiuta di rispondere e viene condotto a Regina Coeli. Il 4 Gennaio del '44 alla stazione Tiburtina è caricato sul treno per la deportazione insieme ad altri 480 prigionieri, solo 11 di questi ebrei. Durante la prima notte di viaggio alcuni prigionieri riescono a fuggire. Il treno arriva prima a Dachau e dopo una sosta di pochi giorni, i prigionieri sono trasferiti a Mauthausen dove arrivano l'11 Gennaio '44: Mario racconta l'arrivo, le botte senza motivo, la doccia, la divisa e il numero cucito con la stella di David. Il giorno successivo gli undici ebrei sono condotti al blocco 5 per essere assegnati alla cava: Mario descrive il lavoro, il diverso trattamento per i prigionieri ebrei. Racconta le violenze, le esecuzioni per impiccagione, la consapevolezza dei forni crematori. Dopo 4 mesi è trasferito a Melk a lavorare in una fabbrica di materiale bellico. Ormai allo stremo delle forze è ricoverato all'infermeria di Mauthausen. Qui riesce a evitare l'impiccagione grazie all'aiuto di un compagno. Torna a Melk e riprende il posto in fabbrica. Si avvicina il fronte alleato, i prigionieri sono trasferiti a piedi a Ebensee dove vengono liberati dall'esercito americano. Mario è ricoverato e riceve le prime cure, poi il viaggio per tornare in Italia, la sosta a Bolzano e l'arrivo a Roma dove trova i suoi genitori, il fratello e i nipoti.